Sono una persona lamentosa e piagnona per indole un poco, un po’ mi ci hanno fatto diventare e un po’ me lo hanno insegnato ma cerco di controllarmi, di evitare, perché non serve a nulla, non fa stare bene e si perde solo tempo, che in fondo è l’unica cosa di cui possiamo disporre davvero. L’unica moneta di scambio che abbiamo: tempo per amare, per desiderare, tempo per scrivere, tempo per lavorare, tempo ad aspettare, a godere, a riposare. Il tempo nel nuovo lavoro lo passo in questa grande azienda, una multinazionale che sforna prodotti e genera bisogni. L’età media dei lavoratori è bassa e così con i miei 32 anni mi sento giovane anch’io. E vorrei esserlo di più. Non per la vanità dell’età in sé ma per avere più tempo. Se avessi fatto questa esperienza 5 anni fa avrei fatto scelte diverse poi? a questa domanda non so rispondere del tutto ma so che sarebbe stato diverso. Sento il peso del mio orologio biologico e il peso delle “cose da adulti” quando mi sento ancora che vorrei avere altro tempo per poter vivere le cose in maniera più spontanea. Perché associo per forza un lavoro serio che ti permette di pagare le bollette e fare un figlio a qualcosa da adulti?! e soprattutto perché ne sono spaventata? perché vorrei rimandare tutte queste scelte?
Assurdo come si passa da cercare a tutti i costi una stabilità ad averne una fottuta paura quando se ne sente leggermente la stretta. Eppure di stabile non c’è nulla davvero, o meglio è solo una questione di equilibrio tra tutte le forze, gli stress e le tensioni che entrano in gioco. Sono più vicina all’equilibrio ora? forse. sto vivendo un periodo strano, è come se mi stessi avvicinando di più all’equilibrio in un ambito e me ne stessi allontanando in un altro. Mi sto scoprendo diversa, aperta, disponibile, meno petulante e pedante, più sorridente, molto più ironica e soprattutto autoironica, ma sempre molto inquieta. Sembra che finalmente le “caratteristiche del sagittario” stiano venendo un po’ fuori. tutto merito del lavoro che sto facendo su me stessa? Anche, ma molto fa l’ambiente di lavoro pieno di giovani, che all’inizio mi spaventava, perché dovevo affrontare le mie paure più grandi del confronto, e nel confronto io ne uscivo sempre perdente. Stavolta non mi importa. So di essere indietro per certi versi e avanti in altri nella corsa a spuntare la checklist delle “cose da adulti”, “le cose serie”. E la mia personale checklist?quante caselle ho già spuntato e in quante ho dovuto modificare la dicitura per non ammettere che non le spunterò mai?
Un collega mi ha parlato di un libro che racconta di un giovane ingegnere che smette di lavorare per dedicarsi ad altro perché non è più felice, perché si rende conto che la vita che conduce non è la vita che vuole, non è ciò che lo fa stare bene.
– dopo averlo letto ho chiesto al mio capo di lasciare il lavoro, mi sentivo come il protagonista, sentivo che stavo buttando il mio tempo. Così il mio capo mi ha parlato e mi ha detto che potevo fare come volevo ma che la mia vita non era il mio lavoro ma che la vita cominciava una volta che uscivo da qui. Così ho detto va bene però voglio un mese di ferie. Quando finalmente mi hanno dato le ferie sono partito per l’Africa per una missione, non avevo neanche fatto tutti i vaccini, non c’era il tempo. Appena arrivato mi ha punto una zanzara e ho pensato ecco, ci siamo, ma poi nulla per fortuna.
Quando me lo ha raccontato ne sono rimasta sorpresa e mi sono sentita così piccola e ancora troppo poco aperta al mondo. Ho pensato a quanto fosse stato stolto a partire così. Ho pensato a questo giovane ragazzo che parte per aiutare dei bambini in missione perché sente che è quello che deve fare, perché sente che la sua vita non lo sta conducendo dove vuole. Ho pensato a quanto il mio primo giudizio di persone devote solo al lavoro e chiusi in un “sistema di lunedì” fosse sbagliato su di lui come su tanti altri. è come se mi stessero “infettando” con la loro giovinezza e la loro voglia di fare altro o qualcosa che possa gratificare di più prima o poi, tenendo i denti stretti ma senza rinunciare. Così ho invidiato lui e la sua vita, e soprattuto ho invidiato l’incoscienza che solo la giovinezza porta e mi sono chiesta se sono stata mai stata giovane in questo modo nella mia vita e se potrò mai esserlo in futuro. Ho invidiato la speranza razionale che molti hanno. Per molto tempo non me la sono concessa, c’era solo da trovare un lavoro andare via da casa, resistere a tutti gli urti.
il mio lavoro per gran parte prevede la valutazione dei rischi, non decido da sola e tutto io ma la possibilità di poter accedere alle aree di produzione e poter fare qualcosa di più “ingegneristico” mi piace. Ultimamente sto supportando anche un’altra attività, né più né meno di stampare e far firmare fogli e fare telefonate. Non mi esalta particolarmente anche perché in alcuni casi i volumi da gestire sono notevoli e dovrei essere aiutata da una seconda persona che non c’è mai nella realtà, ma cerco di non lamentarmi. Le mie doti organizzative spiccano in questi casi ma una sorta di frustrazione mi prende. Penso che se non hanno altro da farmi fare il mio tempo lì è quasi finito.
È impressionante il numero di fancazzisti che sto conoscendo in questi mesi di lavoro. Nel precedente lavoro e in quest’ultimo. La differenza è che nel primo caso essendo un piccolo ufficio con pochissime persone il clima diventava davvero pesante, sempre lamentele, mai nulla che potesse soddisfare, mai una gioia insomma. E per me che ero stata disoccupata per anni, mi faceva senso tutto quel pessimismo su persone che in fondo un lavoro ce l’avevano. Quando stai a casa per tanto tempo la qualità del lavoro è un lusso che non ti concedi. Comunque quell’ambiente malsano nei mesi ha provocato danni anche a me che cercavo di fare al meglio il mio dovere. Il secondo lavoro è diverso, ne ho parlato poco perchè mi richiede molto, parto la mattina e torno la sera, stanca. Così stanca che non ho voglia di scrivere, di pensare, di leggere. Mi concedo solo la mattina una letta ai post qui su wordpress e una letta a un romanzo nella navetta che porta allo stabilimento. poi si comincia a correre e tenere la concentrazione alta. Certi giorni per rompere la routine faccio due passi nel lungo corridioio che divide le aree uffici e produzione, il cicalio dei pallet automatici mi accompagna, stamattina ho cercato di contarne il tempo, 2/4 forse o forse no, chi se lo ricorda più… Non appena la quantità di lavoro diminuisce sento la pressione del mio contratto di stage, a tempo, scadenza. E se il tempo è l’unica cosa che possiamo dare io lo concedo a mesi ad aziende diverse e poi di nuovo a cercare, ed è proprio la fase di ricerca che mi spaventa. Già penso a dicembre a quando scadrà. E ogni frase che sento mi riporta lì.
-Il 31 mi scade il contratto e prima di andare in ferie mi hanno detto che non me lo avrebbero rinnovato, bel regalo!! Ma sono stanca di cercare e lavorare a tempo, sono sei anni ormai. Sono laureata in farmacia e come vedi ho cambiato totalmenete settore. Tu prova a cercare nella sicurezza, ho sentito che sbloccheranno i concorsi.
– L’anno scorso mi hanno fatto un contratto di un mese con l’agenzia insieme ad altre 4 persone, dopo quel mese hanno tenuto solo me e sto cercando di fare di tutto per restare. Qui gli anni scorsi i tempi indetermianto li hanno regalati a gente che non ha voglia di fare niente.
– potevo laurearmi nella magistrale in ingegneria aerospaziale ma mi ero stancato di studiare, e qui a fare l’operaio in fondo ci sto bene, mi hanno cambiato il contratto l’anno scorso e sul cv uno stage qui fa, c’è il nome dell’azienda, vedrai che se non te lo rinnoveranno troverai lo stesso.
– volevo andare all’università ma i miei genitori non potevano permetterselo così mi sono spostato e ho trovato lavoro qui come operatore macchina, dopo tre anni che cercavo qualsiasi cosa pur di lavorare. Non è quello che voglio fare tutta la vita, voglio iscrivermi a qualche corso universitario prima o poi.
– devo ricominciare a mandare cv, a dicembre scade il contratto, a te hanno fatto sapere qualcosa? io sono avvocato ho chiuso la partita iva dopo un mese, non c’era possibilità in quel campo, collaboravo con uno studio nel campo del penale e mi piaceva ma non mi consideravano proprio così ho cambiato totalmente e adesso dopo un anno mi tocca ricercare.
Tutte queste frasi mi rimangono in testa, insieme ai numeri del personale che scendono, ai bip degli allarmi, al frastuono denso dei macchinari e all’odore di mentolato che si attacca ai vestiti.
Il mio lavoro prevede di determinare, oltre alle altre cose, la presenza dei pulsanti di emergenza, detti funghi rossi. Ho passato tutta la scorsa settimana a desiderare di premerne uno e bloccare la produzione, ci passavo davanti ad ogni spostamento e ogni volta ho creduto che potesse bloccare qualcosa anche dentro di me.
Speriamo che ti tengano dai, bisogna sempre cercare di essere positivi 🙂
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Ne dubito ma non si può fare molto
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La speranza è l’ultima a morire
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Come sagittario dovresti amare le novità ma quando sono troppe… Vedrai che il contratto te lo rinnovano, se hai operato bene. Comunque bisogna essere ottimisti e nel CV c’è qualcosa di più.
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Troppe novità stancano effettivamente. Vedremo…
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siamo positivi
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Niente fa piu paura che il realizzarsi dei propri desideri. Oddio, e adesso??
🙂
ml
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