La città è ricoperta di nuvole. Chissà quanti giorni come oggi hai passato a guardare verso il cielo e magari bambino e poi ragazzo ti sei chiesto: pioverà?! Potrò andare a giocare fuori?! Potrò raggiungere quell’amico senza inzupparmi?! Potrò giocare quella partita?! Mi piace immaginarti nel tuo passato. Oggi che si sanciscono 50 anni di esistenza, di scelte, di persone e viaggi, lo faccio ancora più volentieri. C’è un tempo dilatato, possibile, anche se già finito. Un tempo in cui siamo stati più vicini di ora. Io ti immagino che cammini tenendo la mano di tua madre e lei ti presenta la città, ti immagino nelle estati in Romagna a giocare sulla sabbia, ti immagino prendere piano piano il tuo posto nel mondo. Ti immagino mentre giochi a tennis concentrato, mentre ti alleni e chiedi al tuo corpo maggiore resistenza. Ti immagino leggere e scoprire nuovi luoghi, nuove visioni, nuove parole. Immagino mentre baci la tua ragazza e fai l’amore con lei, il suo corpo giovane che si dà a te con te desiderio, il tuo sguardo eccitato e felice. Ti immagino mentre scrivi racconti e iniziano ad albergare centinaia di storie nella tua testa. E sono tutti lì i personaggi, ti aspettano, ti danno il tempo d’imparare e migliorare. Ti immagino dover scontare le scelte della perdita, riprogettare i propri desideri e studiare nuove possibilità su libri di analisi e di fisica. Ti immagino che scrivi ancora, perchè si possono anche appoggiare le racchette e riempire la testa di codici e numeri, ma alcune parole restano lì e nel tempo prendono spazio. E forse è quello il tuo destino ma ancora non lo sai.
Immagino un bar, un posto anonimo senza pretese, sei di fretta, devi vedere qualcuno. Non ti piace il centro, lo trovi artificioso, non ci vai quasi mai. La città da possibilità si sta trasformando in gabbia di devo e come. Desideri più spazio, aria, superfici senza limiti, qualcosa che possa disperderti. Desideri poter respirare senza sguardi inopportuni. Poter cedere, lasciare stare e andare oltre. Sei di fretta, entri in un bar e ordini un caffè qualcuno vicino a te al bancone, ha i capelli neri, è più bassa di te e più giovane. I soliti ragazzini che dalla provincia vengono in città a cercare qualcosa. Non puoi sapere cosa, è un’istanza che non ti appartiene. Tu non vedi lei e lei non vede te. Eppure siete vicini, potreste perfino toccarvi, qualche centimetro in un tempo di possibilità per entrambi.
Se esiste quel giorno nel passato vorrei averti sfiorato, ora che tu sei scappato via e io invece sono qui. Un anno fa ho scritto parole per te, è successo di tutto in questi mesi. Tu lo sai, ti racconto tutto, sei il mio confidente, il mio amico, sei l’abbraccio della mia vita. Avrei resistito molto peggio senza di te. Purtroppo ho dovuto rinfrescare la lezione di quanto l’esistenza sia imprevedibile e insopportabile, quindi stavolta invece di farti una lista ti faccio il più semplice e banale degli auguri: io voglio solo che tu stia bene, che le persone che ami stiano bene, che tu ti senta accolto, capito amato protetto e desiderato e non è di certo con l’età che si smette di desiderare certe cose. Io voglio che tu sia felice, di una felicità stupida e infantile e voglio che tu sia sereno nelle scelte che hai fatto e che farai. Alla fine non resta niente, solo quello che lasciamo negli altri. Riceverai centinaia di auguri e spero migliori dei miei, centinaia di persone che perdono secondi di vita per te, che insieme diventano minuti e ore negli anni. Ore di vita di pensieri per te. Lo so che giudichi queste cose con distacco ma spero che tu ti conceda di gioirne sorpreso, non con lo sguardo severo dell’adulto, ma con l’innocenza di un bambino.
Buon compleanno Scrittore.

Sì…ma TU
Come stai tu?
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Meglio. Piano piano miglioro. Grazie
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Un abbraccio.
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Auguri veri?
Come va?
Un grande abbraccio
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Auguri veri a una persona vera. Io sto bene, miglioro. Grazie
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Lieto che lentamente tu stia superando questo momento difficile.
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