About

Sono nata trent’anni fa, ho sempre amato scrivere, la prima parola che ho scritto è stata albero, ho vissuto i primi vent’anni tra il paese natio dei miei genitori in Sicilia e un micropaese dell’Emilia Romagna, ritengo di avere un amore difficile per l’isola che fa tanto patria, e una forma di smarrimento per l’altra patria, dove non mi sono mai sentita veramente a casa. Se penso a quei gruppi del tipo “Sei di … se…” non saprei localizzarmi e questa sospensione mi fa pensare in qualsiasi città che visito:”chissà come deve essere vivere qui?!”. Ho fatto la musicista per un po’, avevo un curriculum perfetto: solitaria, musona, tristona, ascoltatrice attenta di gruppi emergenti, potenziale cantautrice con desideri più punk rock, rapporti difficili con i miei genitori, madre egocentrica con a sua volta problemi di affetti irrisolti. Sì un curriculum perfetto, arricchito da sfrontatezza tipica dell’adolescenza, poi è arrivata il momento di scegliere fino in fondo e non ho fatto quella scelta, un piccolo rammarico che mi porto sempre con me nel cuore. Troppo improntata al risultato finale mi sono goduta poco quell’esperienza che mi faceva sentire realmente viva, così adesso ho un amore e odio per la mia chitarra, un rapporto di dipendenza a distanza. La scrittura c’è sempre stata, un modo per stare in compagnia per autocompiacermi, per autocommiserarmi, per sfogo, per passione. Sto provando a scrivere un romanzo, ho una lista di libri da leggere che per fortuna non si esaurirà mai, scrivo ancora poesie che sembrano testi di canzoni, prendo quello che mi succede come la pubblicazione di un racconto su un’antologia come un’immensa fortuna che mi inorgoglisce e tira fuori la vecchia me che volve fare i tour mondiali. Combatto ogni giorno con i sensi di colpa mentre cerco un lavoro, a giorni alterni sono felice di essere laureata in ingegneria, in altri mi sembra di aver sprecato solo tempo, in altri ancora penso a tutte le vie alternative possibili, in altri ancora ripenso agli insulti presi a qualche sessione d’esame. Ormai è un capitolo chiuso, il dopo è così vago che è inutile pensarci, 10 anni fa non pensavo che avrei visto alcune capitali europee, che avrei vissuto in una grande città, che avrei conosciuto il mio compagno, che avrei avuto un cane. Potrebbe succedere tutto e va bene così.

30 pensieri riguardo “About

  1. Può sempre succede tutto. Anch’io ho cambiato città spesso. Ma l’ho complicata ancora di più. Cambiando nazione. Mi sento spaesato? Sì, quando torno in Italia nel paesino di duecento anime dove i miei genitori abitano. Quando Tornavo da Londra era uno shock. Ora vivo a Barcellona da due anni e spero che tutto possa succedere, ma senza troppe ansie.

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  2. Sicilia/Emilia Romagna, i miei due amori. Anch’io vivo in un micropaese dell’Emilia, ho vissuto molto a Milano e non ci tornerei mai. Sicilia perché? Non lo so, sono sempre stata attratta e amo tutto della Sicilia, le persone, i cibi, la storia i colori e i sapori, ho degli amici carissimi là e ci vivrei.
    Bene abbiamo qualcosa in comune, grazie per essere passata da me, a presto

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  3. Ciao Deserthouse, ti scopro adesso e mi piace tanto quello che scrivi. Mi sono riconosciuta nella sensazione di sentirsi stranieri dappertutto, di non sapere bene cosa fare di se stessi, dei dubbi sulle strade che si sono prese. Penso che il mondo sarebbe un po’ più bello se ci fossero più persone che fanno riflessioni come quelle che ho letto in questo blog 🙂

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  4. grazie per essermi venuto a trovare nella mia webbettola e avere lasciato una lauta mancia! Il garzone – data l’età non lo posso più chiamare “ragazzo” – ha apprezzato, con ‘sta crisi, gli avventori sono diventati stitici di regalie.

    Insulti presi a qualche sessione d’esame? Insulti per l’errore di un rigore? Io ho steccato più volte al saggio di pianoforte e avrei voluto che mi inghiottisse il pavimento. E mi ci avrebbe spinto con piacere sia la “compagna£ di classe più esperta e anziana che mi girava le pagine e anche la mia prof che assisteva dal fondo dell’Auditorium. Gli ha detto male: la botola si era incastrata. Un mediocre suonatore di pianoforte pentito. Il Mondo ringrazia. Ho trovato la mia vendetta…Usando un’altra tastiera, ma pure sempre una tastiera.

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  5. Se e quando i sensi di colpa diventano colpa dei sensi, e poi si vive e semplicemente si intraprende la strada, quella che è, per il risultato che è, dà e fa – semplicemente – il più semplicemente possibile. Allora, tanto la vita è difficile lo stesso, io trovo. Occorre di certo rigore, ma non coi sensi di colpa né con la colpa dei sensi – semmai coi sensi tutti e il nonsenso sempre “in considerazione” – grazie per i tuoi passaggi dal mio blog! scusa le scemenze, del resto vivendo si prova a liberarsene puntualmente, però a volte le scemenze seriamente sorridenti, sono meglio di quelle che non sanno neppure di essere tali, seriamente!

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  6. Che dire? Hai fatto quello che io non ho avuto il coraggio di fare. Mi sono laureato in lettere, anzichè in una materia scientifica (mi ero iscritto inizialmente in chimica). Poi ho finito per occuparmi d’informatica e l’ho pure insegnata ai miei colleghi dei beni culturali. Quando andavo da qualche parte a parlare dei miei progetti sul digitale, mi chiamavano ingegnere e la cosa mi divertiva molto. Comunque scienza e letteratura vanno spesso d’accordo. In fondo alcuni tra i migliori scrittori italiani erano uomini di scienza (ingenere il Gadda, chimico Primo Levi). In fondo la cosa veramente è avere cervello e coltivarlo, tutto il resto è secondario.

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