Succede…

Mia madre mi ha insegnato l’arte del vittimismo e della ricerca spasmodica del soddisfacimento dei bisogni propri a discapito del bene altrui. Ho cercato da giovane di soddisfare i suoi non riuscendoci. Impossibile soddisfare i suoi bisogni di bambina non amata e li ha trasmessi a me. Sto imparando a fatica da anni, attraverso un percorso difficile di autocoscienza e responsabilizzazione per evitare di fare vittimismi. Così ogni volta che ci sentiamo io so dove andrà a parare, pronta a farsi commiserare sempre. Io a lei i poverina non li concedo e la spiazzo con frasi che se avesse un minimo di empatia dovrebbe capire che sono un filo disturbata. “Devi pensare solo a te… nessuno ci pensa… non interessa a nessuno se non a te”.

Un giorno se avrò mai figli vorrei che pensassero che io per loro ci sarò sempre nei limiti delle possibilità che sapranno e vorranno darmi. Nei limiti del sopraggiungere dell’età.

Mia madre mi ha insegnato l’arte del “te la fai passare”. E quando si è adulti è un processo che si deve spesso mettere in atto in automatico ma da infante crea un marasma di vuoti e fame. Tantissima fame che nessuno mai soddisferà.

Incappo in facile errori, mi aspetto o troppo o assolutamente nulla e così ho una comunicazione inefficace con gli essere umani. Mi aspetto che se chiedo mi verrà chiesto a sua volta, mi aspetto di essere cercata, voluta, amata, capita, ma le situazioni non permettono sempre di essere drastici. E con gli essere umani ci vuole pazienza e non sempre le conclusioni a cui si arriva sono quelle giuste, ma tutti i vecchi retaggi vengono fuori in certe occasioni.

“O sei tu che dai così per scontato che il mondo ti prenda in giro che lo applichi a tutti?”

“Tu deflagri dopo un minuto. Non dai nemmeno lo spazio fisico a uno di chiederti le cose. Quando sei così, ogni scostamento da quello che pensi debba accadere, anche minimo, esplodi. E sai bene che non ho nessuna intenzione di concedertelo”

Queste frasi a persone come me che sperano di riuscire a essere normali o provano a esserlo, che combattono l’impazienza infantile della soddisfazione del bisogno di cure ascrivibile in un “come va? che è successo?”, queste frasi fanno proprio male.

Un bel respiro profondo e si continua, si chiede eventualmente scusa, ma si continua.

Pubblicato da Deserthouse

Innamorata della musica della chitarra e della scrittura, ho un blog che aggiorno spesso, amo leggere le cose scritte da altri, qualsiasi cosa possa darmi uno spunto di riflessione, o farmi indugiare in una sensazione. Come tutti sto cercando il mio posto nel mondo sperando che ci sia un climax ascendente nel mio finale.

27 pensieri riguardo “Succede…

  1. Capisco perfettamente, madri anaffettive o incapaci di esprimere affetto, madri insoddisfatte della vira ma incapaci di modificarla … non hanno la minima idea dei danni irreparabili che creano nei loro figli. Io lo so.

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      1. Io ho capito da adulta che la loro incapacità a gestire i propri figli è naturale in quanto incapaci di gestire se stessi, in quel momento ho accettato e digerito le loro mancanze perdonandoli ma distaccandomene.

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      2. Capisco perfettamente anche io sono molto molto distaccata e una parte di me lo ha perdonati solo quando interferiscono ancora nella mia vita attuale provo fastidio

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      3. Lo capisco, infatti avevo rotto con loro andandomene via da casa, così capirono che se volevano avermi con loro non dovevano assolutamente interferire nelle mie cose

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  2. “sperano di riuscire a essere normali” … chissà cosa vorrai mai poi dire, essere normali… quanti di quelli che definiamo normali hanno in realtà turbe nascoste o sintomi vari di instabilità… cosa significa essere normali?? non avere difetti oppure essere conformi al modello ideale definito poi da chi?? da cosa?? io credo che la normalità non dovrebbe essere un ambizione, la ricerca del proprio equilibrio si, ma questa non è detto che porti ad una condizione per cui gli altri possano definirti o definirci normali… quella è una convenzione di comodo, il più delle volte…

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  3. Purtroppo succede anche questo…la madre dovrebbe poter dare ai figli ciò che è stato tolto a lei, ma non spesso non è così. Una mia amica ci lotta da sempre con questo “vuoto”, non ha voluto figli perchè ha avuto paura di replicare. Ora che non ne può avere capisce quanto amore avrebbe potuto dare.
    La vita è complessa….anzi gli umani sono complessi.

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    1. Ciò che hai scritto mi tocca profondamente, mia madre insiste che io abbia figli visto che non mi sono realizzata nel lavoro per lei potrei realizzarmi in una famiglia. Provo rabbia e fastidio perché non è ciò che voglio, non voglio fare figli perché non ho concluso nulla, non si fanno così e non voglio perpetrare cattivi comportamenti di generazione in generazione.

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      1. I figli non possono essere un’imposizione o chiodo scaccia chioso.
        Sono troppo importanti, è una grande responsabiloità…devono essere voluti.

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  4. …Avere relazioni sane con gli altri… Riuscirci è già un’impresa, e se in qualche modo riesce la cosa, sicuramente dopo qualche tempo verrà fuori che nel sano c’è sempre qualche cosa di insano. Secondo me, non bisogna pesare troppo i rapporti umani ma bisogna prenderli per quello che sono, mettendo sempre in primo piano quelle poche certezze che abbiamo di noi stessi. Qualche volta credersi meno fragili di ciò che a noi sembra, aiuta molto ad avere rapporti sinceri e in qualche modo distaccati ma nello stesso tempo coinvolgenti.
    …Non è facile trovare l’equilibrio su queste argomentazioni, e i nostri genitori hanno fatto quello che potevano fare con i loro limiti e le loro convinzioni… Lasciamoli parlare e occupiamoci sempre della nostra ed unica strada… Giusta o sbagliata che sia. Ricostruirsi da un’infanzia disastrata è complesso ma non impossibile.

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    1. Hai ragione forse credersi più forti è già una buona base per la propria autostima. Il problema con l’infanzia e l’adolescenza diciamo i primi vent’anni della mia vita è che è difficile abbracciare la bambina l’adolescente e la ragazza che sono in me e che hanno resistito, ogni tanto i loro bisogni insoddisfatti vengono fuori in maniera preponderante e lì nasce la cattiva comunicazione a prescindere dall’altro. Poi sì bisogna perdonare se stessi e i propri genitori e andare comunque avanti

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  5. A dispetto di tua mamma mi sembra che tu ti stia piano piano facendo delle idee molto chiare e anche molto strutturate.

    Vivere in armonia con gli altri è qualcosa che non ci può essere insegnato perché noi e gli altri non reggiamo sempre nello stesso modo ne proviamo gli stessi per sentimenti dunque ogni volta è come un esperimento da provare a volte non funziona però è allora pazienza bisogna anche farsene una ragione.

    Shera🌻

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    1. Io ci provo davvero na ogni tanto cado nella rete facile del vittimismo e del narcisismo. La consapevolezza almeno aiuta a provare a cambiare. Sì hai ragione vivere con gli altri è dura e con alcuni non avrò mai nulla a che spartire voglio solo riuscire a essere abbastanza consapevole di me stessa dei miei limiti e dei miei pregi per imparare anche a discriminare gli altri

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  6. Parole condivisibili dalla prima all’ultima. Per quanto riguarda la mia esperienza ovviamente. Scavare e comprendere non è affatto facile, riparare al danno accumulato nel tempo, men che meno….

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