Ho bisogno di leggerezza.
Oggi ho scritto “Se sono fallimentare come essere umano come non potrei esserlo come altro”. Poi circa due ore dopo ho ricevuto un messaggio da mio fratello. “neoplasia medio grave”. Si è operato due settimane fa. Gli hanno tolto un tumore in stadio avanzato. Sapevamo che doveva fare altri controlli e questo è solo il risultato dell’esame istologico. Adesso dovrà rifare gli esami del sangue per i marcatori tumorali e una tac total body. Se dovesse avere “altro da ripulire” dovrà fare la chemioterapia o la radioterapia.
Ho letto il suo messaggio due ore dopo aver pensato a me, ai miei fallimenti, ai lavori che ho lasciato, a quello che dovrò trovare o inventarmi e lo so che vale per molti che sarà diverso per tutti ma in certi giorni non vale mal comune mezzo gaudio. Ero appena uscita dalla farmacia, l’autorizzazione in borsa, l’auto parcheggiata in uno di quei punti dove a ritmi “normali” in genere c’è la doppia fila. Ho letto il suo messaggio e mi sono sentita mancare, ero in auto e ho iniziato a piangere, lo so che non bisogna disperarsi che non si deve esagerare che l’ha tolto e non è detto che il resto sia contaminato ma mi ha distrutta. La mia fragile psiche non ha retto. Sono così stanca. Mi sento in quarantena da prima dell’inizio di questi arresti domiciliari e lo so che sono necessari e faccio tutto ciò che serve non esco, resisto, ma sono stremata da tutto ciò che c’era prima e che ora si aggiunge alla quarantena più questa cosa perchè non so come chiamarla di mio fratello. Certi giorni diventa tutto troppo.
Mio fratello ha sette anni più di me. Mi ha insegnato ad andare in bicicletta, da piccola mi faceva spaventare giocando a nascondino, prendeva il mio pupazzo preferito e lo “strozzava” e io bambina piangevo disperata. Mio fratello ha sempre invidiato il rapporto quasi simbiotico che si era creato tra me e mia sorella, poi ci siamo distaccati. Tutti quanti. Lo ricordo come un ragazzo fragile, inquieto, in perenne ricerca di conforto e risposte, ma chi di noi tre non lo è stato?! Ognuno ha cercato di sopravvivere come meglio ha potuto. Ce ne accorgemmo noi dei suoi tagli sui polsi. E poi dopo del DOC. Mio fratello è un uomo buono, debole, di quella debolezza che non è concessa a nessuno e soprattutto agli uomini. Mia madre, figlia di un padre padrone, l’ha massacrato da questo punto di vista e così lui è rimasto come bloccato per molto tempo alla ricerca di sé stesso. Ha seguito un percorso terapeutico per un po’, farmaci e sonno tanto sonno. Certi giorno dormiva fino a sera e la notte si teneva una bottiglia di vino vicino al letto per non pensare. Mio fratello ha un disturbo sessuale, è come se fosse rimasto indietro da quel punto di vista in un’età compresa tra la pubertà e l’adolescenza, ne è spaventato, ne prova ribrezzo e disgusto. Il corpo però chiede e le pulsioni se ne fottono di cosa la mente cerca e così ha sviluppato una forma di feticismo, innocuo ma diverso da ciò che si intende con il normale vivere la sessualità. E questa cosa del normale ci ha inseguiti per anni. Abbiamo cercato di essere normali senza riuscirci e allora del suo feticismo ne avevo paura, lo giudicavo, poi crescendo sono riuscita a riconoscerlo per quello che è. Un bisogno come un altro di contatto, sfogo. Il più normale e umano dei desideri. Anche io ho la mia piccola perversione, se così la si può chiamare, l’ho scoperta tardi durante la terapia, non così esplicita come un feticcio ma più subdola. Innocua per gli altri, devastante per me.
Credo che sotto quel profilo i miei genitori lo abbiano definitivamente massacrato. Lo so non si può dare tutta la colpa ai propri genitori e soprattutto quando si diventa adulti ci si deve anche fare pace con i propri demoni e il passato, la domanda è: e se non lo si diventa mai adulti?! E cosa ci dice che siamo davvero “grandi”?! L’avere un lavoro, pagare le bollette, compilare il 730, prendersi responsabilità maggiori forse?
Questa cosa di mio fratello mi sta massacrando lentamente, il nostro non è stato un gran rapporto, freddo per lo più e distante. Spesso mi sono ritrovata a pensare che noi cinque se non ci avessero messi insieme per legami di sangue avremmo frequentato altre persone, ma la famiglia non la scegli.
In questo periodo surreale e disgraziato dalla casa dove vive con mio padre, quella casa degli Usher terribile e così reale, mio fratello cerca me per trovare sostegno. Io che sono in terapia da quasi 4 anni a fasi alterne per distaccarmi dai legami di sangue per guardali con occhi neutri. Lui cerca quella che ritiene essere la persona più forte, o forse solo quella che non lo sovraccarica di inutile ansia.
Vorrei potergli stare accanto nel migliore dei modi. Vorrei davvero avere quella forza che vede lui, vorrei riuscire ad aiutarlo a gestire mio padre che da solo è un ostacolo enorme. Ogni giorno ci provo ma certi giorni si fatica perché arrivano le chiamate di mia madre che anche lei si appoggia a me e mi chiede di distrarla e io che da anni ormai sono abituata a tenere tutto dentro per evitare di avere punti deboli da attaccare non riesco soddisfarla come vorrebbe. Le appaio vuota, senza una forma precisa, inconsistente. Un frattale che possa modificarsi durante la conversazione. Le concedo solo ascolto e poi qualche risposta alle domande di economia per rassicurarla su fake news che ha sentito o letto, cerco di imprimerle un senso critico sano rispetto a ciò che legge, ma fatica così chiede a me e io ci provo usando le conoscenze che ho e tutto ciò che ho letto.
“È come se tu fossi la BCE e io l’Italia” e in questo periodo come sempre non potrebbe essere altrimenti.